L’UNIONE EUROPEA CONSIGLIA ALLE IMPRESE BRITANNICHE DI PREPARARSI AD UNO SCENARIO “NO-DEAL”

L’Unione Europea avverte le imprese britanniche di prepararsi ad un eventuale scenario “no-deal” nei negoziati per la Brexit. Come rivelato dal Financial Times, tra novembre e dicembre 2017 i funzionari di Bruxelles hanno inviato numerosi documenti e materiali alle imprese di circa 15 diversi settori, segnalando i problemi regolamentari che potrebbero sorgere nel caso in cui il Regno Unito dovesse lasciare l’Unione senza la conclusione di un accordo. I settori interessati includono quello marittimo, quello farmaceutico, l’aviazione, gli autotrasporti e le acque minerali.

I documenti informano che, dal 29 marzo 2019, quando il Regno Unito diventerà un Paese terzo, le licenze e le autorizzazioni britanniche decadranno automaticamente e molte imprese internazionali potrebbero essere obbligate a creare entità di diritto europeo per poter continuare le loro attività nel territorio dell’Unione. In particolare:

  • per il settore marittimo, l’Unione Europea ha avvertito che i certificati di competenza e di addestramento britannici non saranno più sufficienti per poter lavorare sulle navi che battono bandiera di uno dei 27 restanti Stati Membri;
  • per il settore dell’autotrasporto, gli autisti di camion e autobus a lungo raggio non potranno più fare affidamento sui certificati di competenza professionale rilasciati dal Regno Unito e dovranno ottenere la certificazione da uno dei 27 Stati Membri per poter continuare a lavorare all’interno dell’Unione. Le imprese britanniche operanti nel trasporto di merci su strada a livello europeo dovranno avere una sede nell’Unione Europea per poter continuare le proprie attività;
  • per il settore dell’aviazione, al fine di continuare ad operare le rotte con partenza e arrivo all’interno dell’Unione dopo la Brexit, le compagnie aeree dovranno avere una sede in uno Stato Membro e la maggioranza del capitale sociale posseduto da uno o più Stati Membri o da cittadini di uno o più Stati Membri, così da garantire il controllo di fatto, diretto o indiretto, sulla società. Inoltre, le compagnie aeree britanniche potrebbero essere escluse dagli accordi di trasporto aereo con Paesi terzi come gli Stati Uniti, con il rischio di un impatto sulle rotte intercontinentali, a meno che non vengano raggiunti accordi bilaterali;
  • per il settore farmaceutico, viene sottolineato che i titolari di autorizzazioni all’immissione in commercio (AIC) dovranno adattare i propri processi alle possibili variazioni delle condizioni per ottenere l’AIC e garantirne la validità, in modo da consentire la continuità della commercializzazione dei loro prodotti all’interno dello Spazio Economico Europeo (SEE) ed evitare possibili impatti negativi sull’approvvigionamento di medicinali nel territorio dell’Unione. Viene infatti ricordato che i titolari di AIC devono essere stabiliti nell’UE o nello SEE e che alcune attività collegate, ad esempio, alla farmacovigilanza, dovranno essere svolte nell’Unione ovvero nello Spazio Economico Europeo;
  • per i produttori ed esportatori di acque minerali, viene evidenziato che le acque minerali provenienti dal Regno Unito non potranno essere commercializzate nell’Unione senza l’autorizzazione degli Stati Membri, in quanto estratte dal territorio di un Paese terzo.

La rivelazione ha suscitato le critiche del Segretario di Stato britannico per la Brexit, David Davis, che ha accusato Bruxelles di voler obbligare le imprese del Regno Unito a trasferirsi nell’Unione Europea in caso di mancato accordo.

Il Governo britannico ha siglato l’accordo di divorzio a dicembre 2017, e in un recente discorso Michael Barnier, capo negoziatore per l’Unione Europea, ha dichiarato che l’Unione e lo Stato uscente stanno discutendo un periodo di transizione di 21 mesi, fino a dicembre 2020. Inoltre, il Cancelliere Philip Hammond e David Davis hanno rilasciato al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung una dichiarazione congiunta che invita la Germania e il Regno Unito a lavorare insieme per una soluzione su misura, senza porre in essere ostacoli inutili allo scambio di beni e servizi che danneggerebbero le imprese e la crescita economica da entrambi i lati della Manica.

 

Davide Scavuzzo