Dopo l’approvazione dell’emendamento Letwin il 19 ottobre 2019, che di fatto sospende la ratifica dell’accordo raggiunto da Boris Johnson con l’Unione Europea fino all’approvazione di tutta la relativa legislazione, se necessario anche oltre la scadenza del 31 ottobre 2019, in data 22 ottobre il Parlamento di Westminster, un po’ a sorpresa, ha votato a favore del Withdrawal Agreement Bill, la legge attuativa che permette l’uscita del Regno Unito dall’Unione nel rispetto di tale accordo.

La sentenza del 24 gennaio rappresenta il passaggio conclusivo di una vicenda giudiziaria che ha preso il via pochi giorni dopo il referendum del 23 giugno 2016. Infatti, già il 26 giugno 2016, una prima azione giudiziaria sulla necessità di sottoporre al voto parlamentare la possibilità di invocare l’art. 50 era stata instaurata dal Sig. Deir Dos Santos.

Il 24 gennaio 2017, la Corte Suprema, presieduta da Lord Neuberger, ha deciso che il Governo britannico non può attivare la clausola di recesso dall’Unione di cui all’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea prima del voto favorevole da parte del Parlamento. A favore di tale soluzione hanno votato otto giudici contro tre contrari dissenzienti.

Il Governo britannico dovrà consultare il Parlamento prima di avviare delle negoziazioni formali sull’uscita dalla UE. La decisione odierna dell’Alta Corte Inglese è tale da rendere più complicato il processo di uscita del Regno Unito dall’UE ed è destinata ad aggravare lo stato di incertezza politica che avvolge il paese a seguito dell’esito del referendum dello scorso giugno.