UBER E BREXIT: NUOVE INCERTEZZE

APPROFITTANDO DELLA CAMPAGNA MEDIATICA #LONDONISOPEN LANCIATA DAL SINDACO DI LONDRA, SADIQ KHAN, PER RIBADIRE CHE, NONOSTANTE BREXIT, LA CITTÀ È FELICE DELLA SUA MULTICULTURALITÀ E SEMPRE PRONTA AD ACCOGLIERE E OSPITARE PERSONE E IMPRESE PROVENIENTI DA OGNI PARTE DEL MONDO, UBER HA INVITATO TUTTI I SUOI CLIENTI AD ESPRIMERSI SUI NUOVI CRITERI PREVISTI DA TRANSPORT FOR LONDON (“TFL”) PER LA CONCESSIONE DI LICENZE DI GUIDA PER I CONDUCENTI DI AUTO A NOLEGGIO (“NCC”).

Uber, impresa statunitense con sede a San Francisco, offre un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’“app”, che mette in collegamento diretto passeggeri ed autisti. Fondata nel 2009, Uber è presente in numerose città in tutto il mondo, tra cui Londra dal 2012.

Come é noto, la mancanza di una disciplina europea e nazionale nella maggior parte degli Stati membri, che regolamenti servizi paragonabili a quelli forniti da Uber, ha generato una serie di criticità e contenziosi che si sono manifestati quasi in tutti gli ordinamenti nazionali.

Per esempio, in Italia, fin dal suo insediamento nel 2013, la diffusione di Uber ha suscitato critiche soprattutto da parte della categoria dei tassisti che ha contestato la mancata fissazione preventiva del prezzo della corsa e il non rispetto del divieto di sostare su suolo pubblico in attesa dei clienti, possibilità prevista solo per i taxi. Ciό ha innescato un acceso contenzioso davanti ai giudici nazionali che, in mancanza di una disciplina specifica, hanno inquadrato i servizi di Uber nella categoria degli NCC.

La qualificazione dei servizi Uber come servizi NCC sussiste nella sostanza anche nel Regno Unito, dove all’incertezza legislativa si affianca anche quella determinata dalla Brexit.

A riprova di ciò, a partire dal 1° ottobre 2016, TfL, l’agenzia pubblica responsabile della regolamentazione dei servizi NCC, ha introdotto una serie di nuovi requisiti per ottenere una licenza, necessaria per poter operare come driver Uber a Londra. Nello specifico, l’autista dovrà superare un test di conoscenza della lingua inglese scritta, mentre Uber dovrà rispettare ulteriori requisiti relativi alle coperture assicurative che gli autisti devono stipulare (probabilmente non in regime di reciproco riconoscimento con quelle concesse dalle assicurazioni di altri Stati membri) e alla preventiva notifica degli aggiornamenti che intende apportare alla sua app.

Il direttore generale di Uber Londra, Tom Elvidge, si è opposto a queste misure, sostenendo che l’aggravio di burocrazia che TfL vuole introdurre ha l’effetto opposto rispetto al messaggio proposto dalla campagna #LondonIsOpen e mette a rischio gli investimenti passati e futuri di Uber a Londra, oltre al lavoro di migliaia di driver Uber operanti in città.

Pietro Michea