In data 25 settembre 2018, durante la conferenza annuale di Liverpool, il Partito Laburista ha approvato una mozione che prevede la possibilità di invocare un secondo referendum nel caso in cui non venga raggiunto un accordo sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea o se, qualora si dovesse giungere ad un accordo, questo dovesse essere respinto dal Parlamento britannico.

Il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha dato ulteriore corpo alla prospettiva di un secondo referendum, dopo quello del 2014, per votare sull’indipendenza dal Regno Unito. Sturgeon, leader degli indipendentisti, ha infatti annunciato che la prossima settimana sarà presentato un disegno di legge al Parlamento di Edinburgo per la convocazione del referendum, un primo passo attraverso il quale gli scozzesi, che hanno votato in maggioranza per non lasciare l’Unione europea, chiederanno una consultazione per sancire la propria indipendenza.

A seguito della Brexit il regno unito perderà l’accesso al mercato unico dell’aviazione civile, con la conseguenza di dover rinegoziare i propri rapporti con l’UE, gli Stati membri e gli Stati terzi.
Inoltre cesserà di essere membro dell’agenzia europea per la sicurezza aerea (European Aviation Safety Agency – “EASA”) che, tra le altre cose, rilascia per conto degli Stati membri i certificati di conformità degli aeromobili.
Ma facciamo un passo indietro per capire meglio di che cosa si sta parlando.

La Brexit determinerà l’acquisizione, da parte del Regno Unito, dello status di paese extra-UE, il che avrà un impatto sulla libera circolazione dei cittadini comunitari (tra i quali quelli italiani) oltre manica anche per ragioni di studio o di lavoro. Non è impensabile, infatti, che vengano assoggettati a limitazioni l’ingresso e soprattutto la permanenza nel Regno Unito e il godimento delle prestazioni previdenziali e di disoccupazione dei cittadini comunitari che là intendano stabilirsi e ciò almeno sino a quando non trovino e mantengano una stabile occupazione.

La Brexit potrebbe sortire effetti significativi anche nella fiscalità, sia diretta che indiretta, dei numerosi gruppi multinazionali presenti in Gran Bretagna – al di là delle paventate ricadute sul piano politico, economico-finanziario e sociale.
Va in primo luogo evidenziato che su un piano pratico, tali effetti dipenderanno principalmente, se non esclusivamente, dall’esito delle consultazioni e dei negoziati previsti nei prossimi due anni.