In data 1 dicembre 2020, l’Autorità garante della concorrenza britannica (Competition and Market Authority, CMA) ha pubblicato delle Linee guida[1] per illustrare le ripercussioni dell’uscita del Regno Unito dall’Unione sui propri poteri e le proprie prerogative in materia di concentrazioni, antitrust e tutela dei consumatori dopo la fine del periodo di transizione. Per quanto riguarda il controllo delle…

In data 2 dicembre 2020, la Commissione ha aggiornato le proprie Linee Guida[1] sull’impatto dell’uscita del Regno Unito dall’Unione per quanto riguarda le norme europee in materia di concorrenza. In base all’Accordo di recesso[2], infatti, il 1° febbraio 2020 il Regno Unito è divenuto un Paese terzo e, pertanto, le relazioni tra le parti subiranno delle modifiche…

Il Comitato Unione Europea della Camera dei Lord ha pubblicato, in data 2 febbraio 2018, un approfondito report intitolato “Brexit: competition and State aid” nel quale vengono esaminate le attuali normative nazionali e comunitarie in materia di diritto della concorrenza e aiuti di Stato e vengono prospettate le possibili conseguenze dell’uscita dall’Unione. Dopo un primo…

Il 12 ottobre 2017, nell’ambito della sua indagine conoscitiva sulla Brexit, il sottocomitato per il Mercato Unico della Camera dei Lords britannica ha convocato, in una seduta pubblica dedicata alla legislazione sulla concorrenza e al suo enforcement, quattro esperti in materia (Richard Whish, Eyad Maher Dabbah, Pinar Akman e John Vickers) per ascoltare il loro parere sulle conseguenze e i possibili scenari dell’uscita del Regno Unito dall’Unione.

Anche nel settore della concorrenza, le conseguenze della Brexit dipenderanno dagli accordi di uscita che verranno conclusi tra il Regno Unito e l’Unione Europea (UE) nell’ambito della procedura di recesso di cui all’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea (TUE).
Gli scenari prospettabili sono tre, a seconda che il Regno Unito decida di entrare a far parte dello Spazio Economico Europeo (SEE), di concludere accordi meno stringenti con l’UE, ovvero di propendere per un’uscita non disciplinata da specifici accordi, che si fondi sostanzialmente sulle norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).