IL PARTITO LABURISTA NON ESCLUDE UN SECONDO REFERENDUM SULLA BREXIT

In data 25 settembre 2018, durante la conferenza annuale di Liverpool, il Partito Laburista ha approvato una mozione che prevede la possibilità di invocare un secondo referendum nel caso in cui non venga raggiunto un accordo sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea o se, qualora si dovesse giungere ad un accordo, questo dovesse essere respinto dal Parlamento britannico.

La mozione specifica che tale possibilità è subordinata alla richiesta di elezioni anticipate che, se indette, potrebbero condurre alla vittoria dei Laburisti. Le elezioni del giugno 2017, volute dalla stessa Premier britannica, avevano infatti prodotto la perdita della maggioranza assoluta per i Conservatori in Parlamento. In una tale eventualità, il Partito Laburista ha dichiarato che tenterà di rinegoziare l’accordo di recesso. Nel caso in cui, invece, non vengano indette elezioni anticipate, il leader del Partito Jeremy Corbyn ha affermato che “… tutte le opzioni sono sul tavolo…”, inclusa quella di un secondo referendum. L’eventuale referendum non consentirebbe tuttavia di votare nuovamente per rimanere o meno nell’Unione, si tratterebbe bensì di un voto riguardante l’accordo di uscita.

Il Laburista Sir Starmer ha altresì specificato che il suo Partito voterà contro un eventuale accordo tra Londra e Bruxelles che non soddisfi le sei condizioni stabilite dal Partito, tra cui rientrano la tutela dei diritti dei lavoratori britannici e il mantenimento dei benefici economici derivanti dagli accordi di mercato esistenti.

La Premier Theresa May si è sempre opposta alla possibilità di un secondo referendum sulla Brexit. In occasione del Vertice di Salisburgo aveva infatti affermato che “… questo Governo non accetterà mai un secondo referendum…”, insistendo sulla validità delle proposte varate nella riunione di Governo ai Chequers. Tuttavia, la possibilità di un secondo referendumè vista positivamente da Lord Kerr, autore dell’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea (TUE), che stabilisce la procedura applicabile nei confronti dello Stato Membro che recede dall’Unione Europea. Secondo il politico scozzese, infatti, “…[i]l dado non è irrevocabilmente tratto, c’è ancora tempo… Se c’è una maggioranza in Parlamento a favore di un voto popolare, ci sono molte strade per arrivarci e diverse opportunità per la Camera dei Comuni di esprimere la sua volontà…”. Lo stesso Lord Kerr ha inoltre sottolineato che per il Regno Unito è ancora praticabile l’opzione di revocare unilateralmente la decisione di uscita secondo l’articolo 50 TUE, restando in tal modo nell’Unione.

 

Sara Capruzzi