L’IMPORTO DEL BREXIT BILL POTREBBE SUPERARE LA STIMA DEL GOVERNO BRITANNICO

In data 20 aprile 2018 la Corte dei Conti (National Audit Office, NAO) del Regno Unito ha pubblicato un report relativo all’importo del cosiddetto Brexit Bill, ossia “il prezzo del recesso” che lo Stato uscente dovrà versare all’Unione Europea per rispettare gli impegni finanziari assunti in qualità di Stato Membro.

Nella relazione comune pubblicata l’8 dicembre 2017 dai negoziatori dell’Unione e del Regno Unito, che riporta i progressi raggiunti nella prima fase della trattativa, il Governo britannico aveva infatti convenuto che gli impegni assunti dall’Unione a 28 sarebbero stati onorati dall’Unione a 28, Regno Unito compreso. Nel gennaio 2018, il Ministero del Tesoro britannico aveva redatto una stima dell’ammontare dell’assegno di divorzio, risultante in una cifra compresa tra i 35 e i 39 miliardi di sterline. Successivamente, nel marzo 2018 l’Office for Budget Responsibility ha pubblicato un documento contenente le prospettive economiche e fiscali del Regno Unito, da cui risulta che l’assegno divorzile ammonterebbe a circa 41,4 miliardi di euro.

La relazione pubblicata dal NAO evidenzia che, se da un lato la stima del Ministero del Tesoro risulta ragionevole, dall’altro vi sono incertezze ed eventi futuri non prevedibili che potrebbero farne variare l’importo. Tra le incertezze identificate dal NAO vi sono:

  • la circostanza che il Regno Unito continuerà a contribuire al bilancio dell’Unione fino al 2020. L’importo che lo Stato uscente dovrà pagare per il 2019 e 2020, infatti, dovrà essere calcolato in base alla sua futura performance economica;
  • alcuni accordi finanziari di lungo periodo, come il contributo britannico al regime pensionistico dell’Unione, che potrebbe durare almeno fino al 2064. Il Governo britannico potrebbe decidere di saldare tali impegni anticipatamente e in un’unica soluzione, scelta che inciderebbe sulla somma totale da pagare;
  • gli impegni presi dal Regno Unito nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo (FES), che implicherebbero un pagamento ulteriore di circa 2,9 miliardi di sterline, cifra che il Ministero del Tesoro non aveva incluso nella sua stima;
  • potenziali modifiche al tasso di cambio euro/sterlina, in quanto il Regno Unito regolerà i suoi pagamenti in euro.

La relazione indica inoltre una serie di questioni che il Ministero del Tesoro dovrà tenere in considerazione nel gestire i rischi derivanti dall’accordo finanziario e suggerisce di esaminare attentamente le informazioni necessarie per prendere decisioni accurate sui pagamenti futuri.

 

Davide Scavuzzo