THERESA MAY VIRA VERSO UNA SOFT-BREXIT. BORIS JOHNSON E DAVID DAVIS SI DIMETTONO DAL GOVERNO

Dopo una riunione di Governo durata più di 12 ore a Chequers, la tenuta di campagna del Primo Ministro britannico, in data 6 luglio 2018 il Governo May ha concordato la sua posizione sulle future relazioni con l’Unione Europea e, a differenza di quanto dichiarato fino ad ora, il Governo sembrerebbe pronto ad una soft-Brexit.

Nel documento pubblicato a seguito della riunione si riconosce la necessità di creare un’area di libero scambio delle merci. Il Regno Unito si impegnerà ad adottare regolamenti comuni e armonizzati con l’Unione in modo da evitare attriti alle frontiere, in particolare quella tra Irlanda del Nord e Irlanda. Il Governo britannico potrà decidere di adottare regole differenti da quelle dell’Unione pur riconoscendo che ciò potrebbe avere conseguenze sul libero scambio.

In particolare, il Governo May propone un Facilitated Customs Arrangement ai sensi del quale tra Regno Unito e Unione si verrebbe a creare una sorta di territorio doganale congiunto che rimuoverebbe la necessità di controlli al confine. Il Regno Unito applicherebbe i dazi e le normative nazionali ai beni destinati al mercato domestico e riscuoterebbe per conto e ai sensi della normativa UE i dazi sui beni destinati all’Unione.

Un accordo di cooperazione tra l’Autorità garante della concorrenza dell’Unione e quella britannica è ritenuto necessario, mentre per il settore dei servizi viene ritenuto più opportuno procedere ad accordi differenziati per garantire la flessibilità regolamentare auspicata dal Regno Unito.

La fine della libertà di movimento tra lo Stato uscente e i restanti Stati Membri per i cittadini dei rispettivi Paesi viene confermata, ma viene proposta la creazione di un accordo sulla mobilità che permetta a detti cittadini di continuare a viaggiare liberamente e preveda disposizioni dedicate ai permessi di studio o di lavoro.

Infine, per quanto riguarda la giurisdizione, il Regno Unito propone la creazione di un quadro istituzionale comune per interpretare gli accordi tra Regno Unito e Unione. Tale interpretazione dovrebbe essere effettuata per quanto riguarda l’Unione, da Corti UE e, per quanto riguarda il Regno Unito, da Corti britanniche, che dovranno tenere in considerazione la giurisprudenza della Corte di Giustizia nei casi in cui il Regno Unito continuerà ad applicare una normativa armonizzata con quella dell’Unione. Per la risoluzione delle eventuali dispute viene prevista la creazione di un Comitato congiunto o il ricorso a procedure arbitrali indipendenti e vincolanti.

Grazie a questa strategia, secondo il Governo May, il Regno Unito tornerebbe nel pieno controllo delle sue strategie commerciali, con la capacità di concludere accordi commerciali indipendenti e di applicare dazi alle importazioni decisi a livello nazionale. Inoltre, cesserebbe l’obbligo di contribuire annualmente al budget dell’UE, seppure alcuni contributi continueranno ad essere necessari per supportare le azioni comuni su materie specifiche, e il Regno unito riacquisirà il pieno controllo giurisdizionale sulla sua legislazione.

Appena due giorni dopo l’annuncio di questa nuova strategia per concludere il negoziato sulla Brexit, domenica 8 luglio 2018 David Davis, che ha rivestito il ruolo di Ministro per la Brexit fin dalla creazione del Ministero per l’Uscita dall’Unione Europea a luglio 2016, ha presentato le sue dimissioni. Nella sua lettera di dimissioni, Davis ha sottolineato che nel corso dell’ultimo anno il suo modo di vedere la Brexit è risultato più volte in contrasto con l’indirizzo politico e le decisioni prese dalla May; tale contrasto risulta ancora più esplicito dopo la posizione concordata dal Governo a Chequers. Secondo Davis l’orientamento assunto dal Governo indebolirà la posizione negoziale del Regno Unito e avrà come conseguenza il riacquisto soltanto illusorio della sovranità da parte dello Stato uscente, poiché negli ampi settori economici che saranno regolati da normative armonizzate il ruolo e le decisioni dell’Unione rimarranno predominanti.

Le dimissioni di Davis non sono state le uniche. Lunedì 9 luglio il Ministro degli Esteri Boris Johnson ha infatti presentato a Theresa May la sua lettera di dimissioni. Johnson è stato uno dei più importanti e influenti politici della campagna referendaria a favore della Brexit e una volta insediatosi come Ministro ha continuato a sostenere la necessità di una hard-Brexit, anche con dichiarazioni in contrasto con quelle del Primo Ministro. Nella sua lettera di dimissioni, Johnson sostiene che la strategia per una soft-Brexit concordata a Chequers non è in grado di riaffermare pienamente la sovranità e l’indipendenza del Regno Unito. Adottando normative armonizzate a quelle dell’Unione per garantirsi l’accesso al Mercato Unico, il Regno Unito resterà intrappolato nel sistema UE, senza neppure avere alcun potere di modifica o di veto sulle normative adottate dall’Unione. Secondo Johnson ciò comporterebbe per il Regno Unito il divenire una “colonia” dell’Unione.

Theresa May ha ringraziato entrambi i Ministri per il lavoro svolto in questi due anni, ma si è dissociata dalle loro valutazioni sulla nuova strategia per la Brexit. Il Primo Ministro ha infatti ribadito che il compromesso raggiunto a Chequers assicura la sovranità del Regno Unito e, al tempo stesso, fornisce la flessibilità necessaria a valutare l’opportunità di armonizzare le norme domestiche con quelle dell’Unione nei settori in cui una mancata armonizzazione potrebbe comportare rilevanti conseguenze.

Il Primo Ministro ha nominato Jeremy Hunt come nuovo Ministro degli esteri e Dominic Raab come nuovo Ministro per la Brexit.

Theresa May è riuscita ad evitare un voto di sfiducia in Parlamento, ma il suo mandato resta in bilico, anche se alcuni Parlamentari hanno dichiarato che non ci sarebbero abbastanza voti in Parlamento per sfiduciare il Primo Ministro, mentre altri hanno sottolineato che, al momento, non esiste un candidato alternativo alla May.

Davide Scavuzzo